Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.
di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta
Nome comune Cappero, in Campania anche Chiàppero o Chiàppariello.
Mi piace il cappero (Capparis spinosa), il suo spirito libero e selvaggio, contrario a qualunque tipo di costrizione. Quanti di voi hanno provato ad avere una pianta di cappero in un angolo del proprio giardino utilizzando semi, talee o polloni radicati adagiati in una fenditura di un vecchio muro o nell’incavo di una pietra di tufo, senza riuscirci?
Eppure cresce spontaneo in tutta la nostra penisola e nelle isole, famosi i capperi di Pantelleria, dal livello del mare fino ai 1000 metri. Spesso lo incontriamo sui vecchi muri delle case abbandonate, nei luoghi pietrosi e aridi o sulle rupi marittime. Sembra proprio che voglia decidere da solo dove mettere radici.
È nativo di un’area che si estende dalla regione mediterranea alla Penisola Arabica fino all’Iraq. Vive nei paesi della fascia tropicale e temperato calda.
Il suo nome comune è Cappero e nella nostra regione è chiamato anche Chiàppero o Chiàppariello. Quando mi capita di andare a Napoli e passo per la “Pigna Secca” nel quartiere Montecalvario mi fermo sempre vicino alle bancarelle che vendono i sottaceti e le olive e compro le olive nere di Gaeta. A quel punto mi chiedono sempre se voglio pure “due chiàpparielli”. Il connubio olive nere di Gaeta e capperi si sposa bene con tanti piatti della cucina mediterranea.
Dalla pianta del cappero vengono raccolti ed utilizzati in cucina i bocci fiorali non ancora schiusi che noi chiamiamo capperi e pensiamo che siano i frutti. Bisogna raccoglierli presto perchè si aprono dopo una quindicina di giorni per diventare magnifici fiori con quattro grandi petali di colore bianco e numerosi filamenti sottili di colore rosso violaceo al centro della corolla, gli stami. Sono gli stami a conferire al fiore quell’aspetto così caratteristico che possiamo vedere in foto.
Una volta raccolti i fiori immaturi e non ancora aperti sono conservati in salamoia o sott’aceto ed utilizzati per guarnire e/o insaporire salse, piatti di carne e pesce.
Il Cappero è un arbusto perenne con radice legnosa e rami lignificati prima eretti e poi ricadenti o prostrati. Nei mesi freddi il Cappero riposa e fiorisce da maggio a giugno. Il nome scientifico Capparis spinosa sembra derivare dal greco kapparis o dall’arabo al-qabar mentre il termine spinosa indica la presenza di spine alla base dei picciuoli fogliari. Due stipole ricurve alla base del picciolo sono trasformate in spine che talvolta sono destinate a cadere. Le foglie carnose di colore verde glauco sono di forma ovale e spesso cuoriforme alla base con margine intero. Il frutto, chiamato in italiano cucuncio o cocuncio, dalla forma ovale oblunga, è di colore verde e diventa rosso a maturità. Può essere conservato quando è ancora verde sotto sale, sott’olio o sott’aceto e servito con un aperitivo. Al suo interno sono contenuti numerosi semi di colore nero immersi in una polpa di colore rosa.
I Romani avevano appreso dai greci l’uso dei capperi in cucina. Furono invece gli arabi ad introdurne ampie coltivazioni in Spagna dopo l’VIII secolo. Se volete coltivare i capperi la moltiplicazione per seme è quella migliore. I frutti raccolti a fine agosto o inizio settembre si fanno essiccare al sole e poi si liberano i semi. Questi devono essere lavati ed asciugati e conservati in un ambiente asciutto per qualche anno. Non vi preoccupate perchè non perderanno il potere di germinare anzi lo rafforzeranno. Questa è una caratteristica dei semi del cappero. Trascorso qualche anno possono essere seminati in autunno in un semenzaio a letto caldo, un cassone esposto in un luogo assolato e riparato, per esempio addossato al muro di una casa per non disperdere il calore. Nel cassone mettiamo terriccio di bosco, sabbia di fiume, polvere di pietra calcarea e concimi. Dobbiamo innaffiare con parsimonia e diradare le piccole piantine che dovranno essere trapiantate nell’autunno successivo quando saranno cadute le foglie. Per costruire un semenzaio si trovano indicazioni molto valide sul web con foto, illustrazioni e filmati.
Se quest’estate partite per un luogo caldo prestate attenzione alla pianta del cappero ed ai suoi frutti che potete raccogliere e seccare per recuperare i semi.
Il mio prossimo articolo lo leggerete a settembre. Porterò con me la mia agenda per annotare i nome delle piante che incontrerò nei prossimi due mesi e che per qualche motivo mi avranno conquistato e ve ne parlerò.
Buone vacanze ai lettori ed alle lettrici di “Sabato non Solo Sport” e dell’Associazione Premio GreenCare.
Ringrazio l’amica Mariella Zancla di Trabia (PA) per le foto inserite nell’articolo.
Sono nel Cilento ed abbondano i capperi, non solo tra mura a pietre anche su mura di case mal messe.
Ne faccio sempre un raccolto e sono buonissimi.