Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.

di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta

Il Castagno di periferia dimora nel “Giardino Planetario”

Il Castagno carico di ricci della frazione San Clemente di Caserta

La periferia della città di Caserta presenta ancora molte aree coltivate dove è possibile trovare alberi di castagno e di noce. Mi hanno ispirato per l’articolo i ricci che pendono dai rami degli alberi di castagno che fanno bella mostra di sé nella frazione di San Clemente vicino al policlinico in costruzione. In questo spazio cittadino che vedo quasi ogni giorno durante le mie passeggiate dimorano alberi di castagno in buona salute e carichi di ricci. È un luogo meraviglioso perchè coltivato e protetto dal lavoro quotidiano di persone che condividono tanta bellezza e benessere con la comunità del luogo nonostante si continui a consumare suolo con  nuove unità abitative. Collego il benessere provato guardando queste piante con il pensiero del professore francese Gilles Clèment che pensa alla Terra come ad un unico giardino planetario, uno spazio chiuso comune. L’umanità dovrebbe curare ogni giorno la sua fetta di giardino planetario e rispettare l’ambiente ed il verde con piccoli gesti ed azioni di cura come fa un giardiniere con il suo giardino. Condividere la bellezza della natura come bene comune tramandando ai più piccoli gli insegnamenti necessari è uno dei compiti dell’uomo o della donna giardinieri planetari per non autodistruggersi.

Ma da dove arriva il Castagno?

Il Castagno arriva in Italia dalla Grecia e le sue origini sono racchiuse nel nome scientifico Castanea sativa, Kastania villaggio greco dove veniva coltivato (dal latino sativus coltivabile, coltivo, fertile). Le piante coltivate vengono denominate piante sative ad esempio l’aglio nome scientifico Allium sativum o lo zafferano nome scientifico Crocus sativus. Gli antichi romani coltivavano il castagno e ne conoscevano ben otto varietà. Il poeta romano Marco Valerio Marziale serviva ai suoi ospiti a fine pranzo le castagne “verole” arrostite, le castagne vesuviane, perchè queste cotte a fuoco lento erano il risultato della sapienza della “dotta” Napoli, la città in cui, secondo il suo parere, si arrostivano meglio le castagne.

Nel Medioevo furono i monaci a migliorare la conservazione e la trasformazione dei frutti. Nel XIII secolo si diffuse il termine “marrone” usato ancora oggi per indicare il riccio che contiene un solo frutto più grande e di buona qualità. Le castagne diventarono di grande importanza alimentare per molte popolazioni montane e la loro vita era regolata dalla raccolta dei frutti. Questi venivano raccolti dai primi di ottobre fino all’11 novembre giorno di San Martino quando potevano essere gustate con il vino novello, tradizione mai dimenticata.

Il castagno di Sant’Alfio in Sicilia

Non so quanti lettori sanno che in Sicilia nella provincia di Catania presso il comune di Sant’Alfio dimora un castagno plurimillenario chiamato il “Castagno dei cento cavalli” tutelato dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Si tramanda che sotto la sua chioma si rifugiò la regina Giovanna, moglie di Giovanni II d’Aragona (1397-1479) per ripararsi da un violento temporale con il suo seguito di cento cavalieri. Oggi la pianta è costituita da tre polloni (fusti) che presentano una circonferenza di 13, 20 e 21 metri ed è considerato l’albero più grande d’Italia e l’albero più antico d’Europa. Il Castagno presenta foglie dentate e decidue ed è largamente diffuso nelle regioni temperate dell’emisfero settentrionale o boreale. Nel mese di giugno infiorescenze maschili ed infiorescenze femminili compaiono sulla stessa pianta, le prime attirano le api che produrranno il pregiato miele di castagno. Le infiorescenze femminili daranno luogo al riccio che potrà custodire al suo interno, due o tre frutti, le castagne, oppure un solo frutto chiamato marrone.

Approposito di marroni, c’è una lavorazione di pasticceria che utilizza i marroni glassati o canditi, i Marron glacè, che potete fare anche in casa. Vi consiglio di provare la ricetta che troverete in rete anche se sono necessari ben quattro giorni. Il giardino planetario offre grandi soddisfazioni, bisogna solo impegnarsi quotidianamente.

Da oggi la Rubrica Di Verde in Verde sarà quindicinale e potrete scrivere alla redazione di Sabato Non Solo Sport (vincenzo.dinuzzo@libero.it) per ricevere utili consigli su come coltivare le vostre piante. Cercherò di rispondere a tutte le vostre email.