Il patrimonio arboreo dei Giardini del Molosiglio è composto da circa 200 elementi vegetali, tra alberi ed arbusti, disposti in 30 aiuole di medie e grandi dimensioni.
L’elemento di sicuro pregio dell’impianto botanico è rappresentato certamente da un gran numero di elementi vegetali appartenenti alla grande famiglia delle palme.
Di seguito pubblichiamo una riflessione di Alessandra Vinciguerra, direttrice de I Giardini La Mortella (Ischia), componente del Comitato Scientifico del Premio GreenCare, che riporta le sue prime impressioni.
Le zone più assolate del giardino presentano complessivamente una suggestiva composizione a palmeto, che evoca un giardino esotico. Questo è dovuto soprattutto alla presenza delle numerose, pregevoli, Chamaerops humilis a ceppaia, nelle quali si notano alcuni fusti di altezza davvero ragguardevole per questa palma nativa, considerata solitamente nana (unica palma spontanea delle nostre coste, la Chamaerops humilis o “Palma di San Pietro” cresce nel Bacino del Mediterraneo ed è uno dei simboli della flora campana).
Ad un livello più alto, lo sguardo si posa su alcune Phoenix, sia le più snelle ed eleganti Phoenix dactilifera, la palma da dattero, che richiama alla mente le oasi nel deserto, le carovane ed il fascino del mondo orientale, sia le più robuste P. canariensis, la palma delle Canarie, un tempo comune lungo i viali cittadini, ma la cui presenza qui appare quasi miracolosa, vista la strage operata dal famigerato punteruolo rosso sui palmizi di tutta Italia.
Sempre a media altezza troviamo poi le cosidette Chamaerops excelsa, più correttamente per la botanica Trachycarpus fortunei, una palma originaria dell’Asia sud-orientale, introdotta in Europa nel 1844 dal botanico britannico Robert Fortune, che produce una vistosa fioritura gialla in primavera; ed ancora, la splendida Brahea armata, la palma del Messico dalla crescita lenta, con grandi foglie a ventaglio, argentate, caratterizzata da una fioritura sorprendente, con lunghi pennacchi ricurvi e miriadi di fiori color crema.
Altrettanto notevole per le dimensioni raggiunte, è la Butia capitata, la palma argentina che produce frutti commestibili e che di solito, al di fuori dei suoi Paesi di origine, cresce lentissima e rimane molto bassa, mentre invece qui si staglia con un bel tronco e le lunghe foglie ricurve.
Su tutta questa composizione torreggiano altissime, slanciate, le Washingtonia, sia la filifera che la robusta, entrambe provenientei dall’America centrale (Mexico e California).
Il “tema” esotico viene poi ripreso dalle Strelitzia, sia la Strelitzia augusta (da tenere sotto controllo per evitare che si allarghino troppo) e sia, soprattutto, i ceppi di Strelitzia reginae, il cosidetto fiore Uccello del Paradiso, arancione, a fioritura invernale (che invece andrebbe infoltito), e poi dalle Cycas revoluta, che pur non appartenendo alle palme, ne richiamano la forma.