L’Associazione Premio GreenCare Aps da oggi sarà al fianco dell’Archivio di Stato di Napoli come sodalizio promotore del recupero delle aree verdi inserite nel complesso monumentale e per ristabilire il dialogo tra questo “verde perduto”, il complesso monumentale e la Città.
La volontà espressa dalla direttrice Candida Carrino di affrontare un’opera di restituzione del verde – 4 chiostri ed un giardino – innanzitutto agli studiosi che frequentano l’Archivio di Stato e poi, in specifiche occasioni, a tutta la cittadinanza, trova in Premio GreenCare un valido sostegno.
Si comincia con il Giardino degli Agrumi, attiguo alle Sale Studio aperte alla frequentazione dei ricercatori, dove numerose preesistenze inutilizzate – panchine e gettacarte arrugginiti, un motore di un impianto di condizionamento in disuso, vasi in cemento – saranno rimossi con il supporto di fondi di Premio GreenCare.
Poi si passerà ad affrontare le aiuole con il tagliaerba in collaborazione con l’Associazione I Pollici Verdi di Scampia.
La cura delle alberature sarà svolta ad opera degli agronomi di Euphorbia Srl, coadiuvati dai volontari di Retake Napoli e Premio GreenCare. Asia offrirà collaborazione per il corretto conferimento a rifiuto.
L’appuntamento è per venerdì 7 febbraio 2020, dalle ore 9.00, in piazzetta Grande Archivio 5.
A fine giornata si potranno portare a casa le arance amare raccolte nel giardino.
“L’Archivio di Stato di Napoli è uno dei luoghi fondamentali per la nostra memoria collettiva. E’ ospitato dal 1835 nel monastero dei Santi Severino e Sossio, che fu fondato nel X secolo dai Benedettini ed è cresciuto nei secoli attorno ad un primo boschetto di platani, per inglobare alla fine un’intera insula della città – dichiara la direttrice Carrino – Custodisce i documenti degli organi di governo del Regno di Napoli che furono lentamente traslocati nelle celle e nei chiostri che avevano ospitati i monaci. Lunga e centenaria è stata la sua storia conventuale e oggi, grazie alla presenza dell’Archivio di Stato, l’antico monastero è la casa delle storie del Regno e delle sue lontane terre d’oltreoceano. Con oltre 70 km di documenti custoditi e studiati da tutto il mondo, tra preziosi archivi gentilizi di nobili casate, carte di governo, pergamene e codici miniati è un grandioso complesso d’arte”.
Preziose sale di un imponente labirinto della memoria che si sviluppa per quattro piani, quattro chiostri e un giardino, tra affreschi cinque-seicenteschi, stucchi, stigli e scansie preziose, sculture e atri che i restauri Unesco stanno riportando all’antico splendore.
“Il platano, ancora esistente, che la tradizione vuole piantato da San Benedetto in persona, le cui foglie leggendarie per secoli venivano usate dai monaci per preparare unguenti, i giardini dei silenziosi chiostri con spalliere di bosso, giganteschi ficus, piante di rosa e l’antico agrumeto dalle arance amare, rappresentano un patrimonio botanico da unire a quello storico custodito nei documenti d’archivio per una riscoperta e valorizzazione complessiva del sito”, spiega Benedetta de Falco, presidente di Premio GreenCare.
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