Ho sentito spesso dire negli ultimi mesi del 2020 che l’esperienza della pandemia ci avrebbe cambiati, ed in meglio. Ho letto ed ascoltato anche tanti intellettuali, afferenti alle più disparate discipline, sostenere che la pandemia sarebbe stata un’occasione da non sciupare per un urgente cambio degli stili di vita, verso la sostenibilità ambientale. Alcuni organismi, a carattere mondiale, hanno dischiarato di voler proteggere questo o quell’altro animale, inaugurato un anno dedicato alle piante (proprio il 2020, andrebbe prorogato all’infinito!!), fissato obiettivi per il clima e contro l’inquinamento, e così via. Molte enunciazioni e poche azioni determinate, convinte, ed attuate con rapidità.
D’altronde il coronavirus è nato da un errato stile di vita, dovuto ad una promiscuità alimentare tra uomo ed animale. Ed ha messo in ginocchio un intero pianeta.
Ma nulla è cambiato. Abbiamo invocato – a Napoli più di 30 Associazioni hanno firmato un accorato appello – a non celebrare il passaggio di anno con l’usanza di sparare petardi e fuochi d’artificio: nocivi all’ambiente per il fumo che liberano nell’aria; nocivi per le persone che spesso ne restano ferite con mutilazioni importanti, se non addirittura uccise; nocivi per gli animali che si impauriscono terribilmente. Inoltre, in Italia con più di 70mila morti per coronavirus, quest’anno sarebbe stata auspicabile la sobrietà di una candela accesa, dietro il vetro di casa, nel ricordo delle vittime, e per un messaggio di sostegno ai sanitari che ancora sono impegnati sulle prime linee, assieme ai ricoverati gravi o gravissimi.
Mi raggiunge però la notizia, appena sveglia nel primo giorno dell’anno, di uno stormo di uccelli che a Roma era al riparo nelle fronde di alcuni alberi (quelli che resistono) tra la Stazione Termini, via Nazionale, piazza Esedra e via dei Fori Imperiali. Gli uccelli hanno l’abitudine di dormire riuniti in gruppi molto folti. Possono arrivare ad essere diverse migliaia assiepati sulle alberature. L’esplosione dei botti li ha spaventati e costretti al volo contemporaneamente ed in maniera disordinata. A causa del buio sono urtati l’uno contro l’altro, oppure hanno sbattuto sui fili sospesi o sui vetri dei palazzi. In tantissimi sono morti e molti di più ancora sono rimasti feriti con ali spezzate ed un destino segnato. Chi si è svegliato il primo mattina in queste zone ha potuto fare i conti con un cimitero di uccelli.
Un inizio d’anno che deve fare riflettere molto coscienziosamente su come l’uomo sta aggredendo la Natura e gli animali.
A Napoli volontari, animati da passione civica e con un cuore ambientalista, penso alla battaglia vinta dalla biologa Alessia D’Angelo a Bagnoli, in diverse occasioni hanno lottato contro gli amministratori locali per alcune potature di alberi che si sarebbero volute eseguire in periodi in cui gli uccelli nidificano, mettendo a repentaglio la possibilità per la loro specie di riprodursi. Ma tanti altri sono gli attacchi che l’uomo compie ai danni del “selvatico” che è presente in ambito urbano.
Per questo noi di Premio GreenCare ci appassioniamo al tema del ritrovamento delle volpi nel Real Bosco di Capodimonte e non solo perché la loro presenza rivela che il parco è in buona salute, tenuto conto che gli animali ci vivono e si riproducono.
Ciò che amiamo sottolineare, e lo abbiamo fatto con il libro per adulti e bambini La volpe del Real Bosco di Capodimonte (2019) e poi oggi con il testo per le scuole La vita segreta nel Real Bosco di Capodimonte (2020), è che in questo contesto l’uomo salva l’animale selvatico ed addirittura ne rispetta la vita, prevedendo gli incidenti che gli potrebbero capitare e ponendovi un rimedio. Come testimonia l’asse di legno lasciata dai dipendenti di Euphorbia Srl – azienda che cura la manutenzione del parco reale – nella vasca sotto il Canforo monumentale. Le volpi finiscono in quest’ampia vasca, forse a caccia di rane, ma rischiano di morirvi dentro perché non riescono a saltare fuori.
Quell’asse di legno, posto in maniera permanente, è la loro salvezza ma anche il ponte ideale di un’alleanza tra l’Uomo e la Natura che è tutta da rifondare.
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