Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.
di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta
Il Giardino del Palazzo Cocozza di Montanara nel borgo di Piedimonte di Casolla.
Superato l’antico portale in piperno del Palazzo Cocozza di Montanara un immenso e fiorito glicine ti accoglie all’interno del nobile cortile e sembra indicarti con i suoi rami fioriti i cinque scalini che conducono al giardino. Non vi nascondo che avrei voluto iniziare questo articolo con … c’era una volta nell’antico borgo di Piedimonte di Casolla in Caserta … così come si raccontano le favole perchè visitare il giardino di questo palazzo è come entrare in una favola ed esserne protagonisti. Non è un caso che in greco la parola paràdeisos, derivata dall’irànico pairidaeza con il significato di luogo recintato, indichi un parco o una riserva.
Quando noi oggi pensiamo al paradiso non possiamo non immaginarlo come un giardino, un luogo circoscritto di beatitudine. In questo giardino lo sguardo viene subito catturato dal verde delle piante nelle sue molteplici sfumature, dai colori accesi e tenui delle fioriture e dai frutti. L’acqua, proveniente dall’Acquedotto Carolino, scorre costante generando un suono che predispone alla visita e regala benessere psicofisico. Gli alberi, gli arbusti, le erbacee sono disposte su più livelli creando “stanze verdi” in armonia con gli elementi scultorei e le architetture. Un giardino che appare formale e geometrico e allo stesso tempo informale e di paesaggio. Molte sono le Palme delle Canarie (Phoenix canariensis) con alcune Palme da datteri (Phoenix dactylifera) che con i loro 15 metri di altezza ricordano il paesaggio mediterraneo e la sua solarità. Lo stipite eretto colpisce per le rugosità a forma di rombo che non sono altro che i segni lasciati dalle fronde quando cadono. Anche Pier Paolo Pasolini nel visitare questo giardino pensò ad un luogo incantato e fuori dal tempo se nel 1970 lo scelse per ambientarci una delle novelle di Giovanni Boccaccio per il suo film “Decameron”.
Molte sono le specie botaniche autoctone ed esotiche che lo raccontano e tra queste vorrei privilegiare quelle poco conosciute e dimenticate come la rosa cinese rifiorente che abbellisce molti scorci del giardino: la Rosa Le Vésuve. Le Rose chinensis,chiamate anche R. indica e R. bengalensis, sono arrivate in Europa nel XVIII secolo attraverso l’India. Le ibridazioni che ne seguirono portarono a rose il cui colore dei petali si intensificava man mano che invecchiavano. Gli autori della Rosa Le Vésuve sono stati i francesi Jean Laffay e Louis Claude Noisette che le diedero vita intorno al 1825. I suoi petali come si può vedere in foto sono scomposti ed arruffati di un rosa chiaro mentre i boccioli allungati ed appuntiti presentano sfumature scure di un bel rosso carminio. Le corolle a fiore doppio, dai 26 ai 40 petali, profumano leggermente di tè. Un consiglio: vanno potate il meno possibile. Un’altra pianta poco conosciuta è l’ortensia a foglia di quercia (Hydrangea quercifolia) che ho incontrato ed apprezzato con le sue foglie di un bel verde brillante, ruvide al tatto e leggermente goffrate per i numerosi rilievi, che ricordano le foglie delle querce rosse americane per i lobi presenti. Le foglie in autunno cominciano a colorarsi di rosso a partire dal margine come le foglie della quercia americana. Vedo che le foglie si sono aperte da poco e l’infiorescenza si sta man mano sviluppando. Le infiorescenze, quando si svilupperanno, avranno una forma conico piramidale a pannocchia, ed i fiori di colore bianco crema si apriranno partendo dalla base verso l’apice. I fiori possono poi virare assumendo una tonalità rosata. L’infiorescenza può essere lunga fino a 30 cm ed avere una base di 20 cm. Questa specie fu scoperta nel sud est degli Stati Uniti da William Bartram, un cacciatore di piante, e inviata in Inghilterra agli inizi del XVIII secolo.
Altra meraviglia sono le nuvole bianche di spirea (Spiraea sp) dall’abbondante fioritura che si incontrano lungo i viali. I piccoli fiorellini bianchi sono riuniti a forma di ombrella sui rami sottili, lunghi ed arcuati. Queste sono solo alcune delle piante dimenticate che un tempo abbellivano i giardini e che ora è possibile ritrovare nei giardini storici pubblici o privati e negli orti botanici. Spesso la produzione delle piante è legata alla moda del momento che può privilegiare alcune specie a discapito di altre. Pertanto i giardini che conservano piante antiche e poco conosciute sono importanti per conservarne memoria. Diventano serbatoi di biodiversità e di specie botaniche che rischiano di perdersi. Questi giardini che ritroviamo negli antichi borghi conservano uno stretto legame con gli spazi agricoli circostanti ed anche questa proprietà conserva di fronte all’ingresso del palazzo uno spazio destinato ad orto ed alla coltivazione di agrumi. Da un lato il giardino e dall’altro uno spazio utile. Una integrazione fra lo spazio ormamentale e lo spazio produttivo che ricorda le reali delizie borboniche. Una peculiarità che grazie agli attuali proprietari è stata salvaguardata.
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