La Fondazione Napoli Novantanove e l’Associazione Premio GreenCare Ets, in merito al taglio dei pini mediterranei in area metropolitana perché attaccati dalla cosiddetta “cocciniglia tartaruga”, esprimono grande preoccupazione per la sorte del patrimonio arboreo dell’area metropolitana di Napoli.
Auspicano che vengano attuate tutte le misure fitosanitarie e le buone pratiche, indicate dagli esperti agronomi e fitopatologi, atte ad affrontare l’emergenza che si è venuta a determinare.
Inoltre, al fine di scongiurare il propagarsi del contagio, chiedono che tutte le ramaglie ed i tronchi, potati e segati, siano opportunamente conferiti a rifiuto e, se possibile, distrutti termicamente, anche con il supporto delle squadre dei Vigili del Fuoco.
Mirella Stampa Barracco Presidente Napoli Novantanove
Benedetta de Falco Presidente Premio Associazione GreenCare Ets
Alleghiamo:
– lo studio dell’entomologo professore Antonio Garonna con le misure fotosanitarie e buone pratiche da adottare*;
– il Decreto Dirigenziale della Regione Campania a firma del dottor Danise Bruno con le “Misure fitosanitarie per il controllo del litofago “toumeyella parvicornis”;
– l’articolo apparso in data 25 ottobre 2018 su Il Mattino a pagina 34;
– l’Appello del dottor Giovanni Rodriguez inviato all’Ordine degli Agronomi di Napoli.
*Di seguito pubblichiamo la relazione del professore Antonio Garonna
Cocciniglia tartaruga “ospite indesiderato” dei pini Toumeyella parvicornis, la cui presenza è stata accertata in Italia alla fine del 2014, è presente in diversi areali del Napoletano e del Casertano. I germogli dei pini infestati, da questa cocciniglia sono vistosamente ricoperti di melata e fumaggine e intere branche possono disseccare. I 450 aeroporti internazionali e i 133 varchi doganali stradali dell’Unione Europea rappresentano un facile ingresso a nuove specie aliene, nonostante i continui sforzi messi in atto per ottimizzare le procedure dei controlli fitosanitari sui vegetali in importazione. Una delle ultime specie aliene introdotta nel nostro paese è la cocciniglia Toumeyella parvicornis (Cockerell), la cui presenza è stata accertata in Campania su piante ornamentali appartenenti al genere Pinus L. e in particolare su pinus pinea, così come negli areali di origine: Stati Uniti e Canada. Nella predisposizione delle azioni fitosanitarie più opportune per gestire il nuovo focolaio è stata eseguita un’analisi delle conoscenze dell’insetto nei luoghi di origine e di quelle in via di acquisizione nell’areale campano. Tanti sintomi per un unico insetto La Toumeyella parvicornis (Cockerell) è conosciuta anche con i sinonimi di Lecanium numismaticum, Lecanium parvicorne e Toumeyella numismaticum. Negli areali di origine è considerata come ospite secondario ed è denominata “cocciniglia tartaruga”, per la particolare morfologia dello scudo delle femmine adulte, rassomigliante proprio alla tartaruga. E’ una specie che in ambito europeo non è regolamentata e non rientra in alcuna lista dell’EPPO.
Morfologia
Le uova sono ovoidali, quasi trasparenti e lunghe circa 0,4 mm. Le neanidi di prima età sono ovali, rossicce e hanno 6 corte zampe. Le ninfe più grandi non hanno zampe, sono ovali e convesse, di colore verde chiaro, che a maturazione diventano più scure, virando al marrone con macchie nerastre. Le femmine adulte hanno una forma ovale quando si alimentano sulla corteccia oppure allungata quando si trova sugli aghi, sempre convesse. In effetti si distinguono due tipi di cocciniglia tartaruga in base al punto di insediamento. Quando la popolazione è molto numerosa, le femmine adulte si sovrappongono l’una all’altra sui rametti o sui rami, raggiungono al massimo una lunghezza di 4,4 mm e una larghezza di 3,9 mm. I follicoli maschili sono ovali, bianchi, traslucidi, e lunghi circa 3 mm. I maschi adulti sono alati, ma si vedono raramente. Da piccole pupe ovali i maschi si evolvono in adulti alati in 1 o 2 settimane. Questi si mettono alla ricerca delle femmine e si accoppiano con quelle che hanno appena compiuto la muta. Le dimensioni di queste femmine fecondate raddoppiano prima dello svernamento. Le femmine hanno tre stadi ninfali e uno stadio adulto, mentre i maschi hanno die stadi ninfali, seguiti da una prepupa, una pupa e uno stadio adulto. Negli areali di origine, con primavere molto precoci ed estati calde, questi insetti possono completare due generazioni all’anno, mentre nella Georgia del Sud sono state osservate 4 generazioni all’anno.
Specie ospiti
In bibliografia T. parvicornis risulta dannosa a diverse specie di Pinus: P. taeda, P. sylvestris, P.banksiana, P. nigra e P. resinosa. inoltre è stata segnalata anche su P. virginiana, P. echinata, P. elliottii, P. contorta, P. glabra, P. mugo, P. palustris. T. parvicornis è stata segnalata anche su P. caribaea var. bahamensis, che è una specie indigena dell’Arcipelago delle Bahamas, albero nazionale delle Isole Turks e Caicos. T. parvicornis è presente in Florida anche su Pinus taeda e O. australis. In Campania è stata accertata la presenza di T. parvicornis solo su P. pinea, pur essendo stata ricercata su altre specie di pinus quale: P. nigra, P. halepensis, P. pinaster e P. radiata.
Distribuzione
L’areale di origine di t. pavicornis è quello delle regioni neoartiche, in particolare tra gli Stati Uniti e il Canada meridionale, ma ormai è diffusa dal Messico a gran parte degli Stati Uniti, compreso Texas; Florida e California. Recentemente è stata segnalata a Puerto Rico e nelle Isole Turks e Caicos (che fanno parte dei territori di oltremare del regno Unito). Alla fine del 2004 T. parvicornis è stata accertata per la prima volta anche in Europa e più precisamente in Italia, in Campania su Pinus pinea, nell’area urbana di Napoli. Sconosciuti sono il periodo esatto dell’introduzione e la località della prima infestazione, anche se, considerato il numero elevato di pini attaccati e la massiccia presenza del fitofago, si può ipotizzare l’area di Fuorigrotta, Agnano come focolaio iniziale. Attualmente la cocciniglia tartaruga risulta presente in diversi areali del Napoletano e del Casertano e i comuni interessati, alla data del 30 giugno 2015, sono ufficialmente 16.
Danni
Negli areali di origine il parassita riduce il vigore dell’ospite e la produzione di seme, causa avvizzimento apicale e comporta alti livelli di mortalità delle piante. Gli insetti producono un’abbondante quantità di melata, che funge da substrato per la crescita di fumaggine, soffocando gran parte delle piante del sottobosco. T. parvicornis dell’Arcipelago delle Bahamas ha fortemente compromesso la sopravvivenza di P. caribaea var. bahamensis, arrivando a una mortalità del 90%. Anche negli areali campani i germogli sono risultati vistosamente ricoperti di abbondante melata che richiama formiche, api e funghi saprofiti che portano alla formazione di fumaggine spessa, provocando imbrattamenti e annerimenti delle branche, dei tronchi e del suolo sottostante. Comunque, l’intera pianta in breve tempo assume un aspetto più scuro, sofferente, evidente anche da lontano. In alcune zone del Napoletano sono stati proprio i cittadini, pur non conoscendo la nuova problematica, a segnalare al Servizion fitosanitario regionale la forte produzione di melata che depositandosi a terra rendeva il fondo scivoloso, oltre a imbrattare tutte le auto parcheggiate sotto ai pini. Ulteriori sintomi dell’infestazione su P. pinea sono: • ridotto sviluppo dei ricacci della parte superiore della chioma; • impoverimento dei nuovi germogli soprattutto quelli dei palchi più bassi fino ad arrivare al mancato ricaccio e quindi al precoce disseccamento dei rami basali; • disseccamento di intere branche.
Gestione del focolaio in Campania
Negli areali di origine, T. parvicornis ha diversi nemici naturali per cui, in linea generale, c’è un naturale equilibrio e non sono richiesti specifici interventi. Con l’ufficializzazione del focolaio di T. parvicornis in Campania è stato elaborato lo specifico piano d’azione articolato nelle principali azioni di seguito riportate.
Monitoraggio e sorveglianza
Per rilevare l’eventuale presenza di T. parvicornis o suoi sintomi in nuove zone, il Servizio fitosanitario regionale effettua indagini ufficiali attraverso ispezioni sistematiche anche con la collaborazione dei Dipartimenti di agraria – Portici altri soggetti pubblici. I dati delle ispezioni sono riportati in tempo reale nel software SIMFito, che permette di conoscere istantaneamente la dinamica spaziale delle evoluzioni delle infestazioni. Il monitoraggio è basato principalmente su osservazioni visive, indagando eventuali sintomi dell’infestazione, e in casi dubbi su indagini di laboratorio. Vanno esaminate singolarmente e dettagliatamente i Pinus sp. nell’area contigua alla pianta o alle piante infestate (area del raggio di 1000 mt). Tale controllo è effettuato per verificare la presenza di sintomi d’infestazione e quindi applicare, ove opportuno, le misure fitosanitarie per impedire qualunque possibile ulteriore diffusione dell’organismo nocivo, a partire proprio da queste piante.
Misure fitosanitarie e buone pratiche
T. parvicornis in Campania ha mostrato un’alta capacità di diffusione e il focolaio in pochi mesi è diventato troppo vasto per tentare l’eradicazione attraverso interventi classici di abbattimento e distruzione delle piante infestate. Si può solo tentare di evitare un’ulteriore diffusione del parassita adottando tutte le possibili misure fitosanitarie di contenimento. Tali azioni tengono conto delle prime osservazioni condotte sul ciclo di T. parvicornis sul territorio campano, che mostra similitudini con il comportamento della cocciniglia in Florida e nelle Isole caraibiche. Queste azioni di contenimento devono tendere al controllo naturale, agevolando l’azione di potenziali nemici naturali indigeni, tenuto conto che non si può fare ricorso all’introduzione di parassitoidi specifici e tipici dei luoghi di origine poiché in Italia vige il divieto assoluto di introdurre e ripopolare in natura specie e popolazioni non autoctone. Nei vivai e solo per i casi particolari in cui sono seriamente compromessi pini di alto valore paesaggistico e naturalistico possono essere previsti trattamenti insetticidi con prodotti fitosanitari autorizzati sulla coltura e contro le cocciniglie. Le candidate sostanze attive sono quelle a base di oli minerali bianchi (detti anche leggeri o estivi), taufluvalinate, pyriproxyfen, piretro naturale e lambdacialotrina. Nella valutazione dell’opportunità di eseguire trattamenti fitosanitari occorre tener conto dei limiti tossicologici e sanitari che possono sussistere, in quanto molti pini si trovano a ridosso o nelle vicinanze di luoghi sensibili, quali abitazioni private, vie di transito o esercizi pubblici. Tali trattamenti vanno eseguiti contro i primi stadi di sviluppo (ninfe di prima e seconda età) orientativamente tra aprile e maggio, poiché una volta che iniziano a rivestirsi di cera e a produrre sostanze zuccherine, e quindi indirettamente fumaggine, gli interventi diventano molto meno efficaci. Per eliminare la fumaggine e far entrare direttamente in contatto l’insetticida con l’insetto, i trattamenti andrebbero sempre effettuati con getti ad alta pressione, anticipati almeno una settimana da un lavaggio dei rami e della chioma con acqua e tensioattivi autorizzati o Sali di potassio.
Altre azioni
Il contrasto alla diffusione della cocciniglia prevede: • il divieto di trasportare al di fuori dell’area focolaio il legname e gli scarti di potatura di pini infestanti, che andrebbe cippato sul posto per poi essere sottoposto a trattamento termico; • che i vivai ubicati in zona focolaio e producono i commercializzano piante adottino un protocollo tecnico che assicuri attraverso trattamenti insetticidi l’assenza della cocciniglia. Tali vivai sono sottoposti a controlli particolareggiati affinchè sia assicurato il rispetto del protocollo tecnico e che la commercializzazione delle piante ospiti avvenga senza la presenza del nuovo organismo nocivo; • la predisposizione di una campagna informatica attraverso la realizzazione di una pagina web e informative dirette ai vivaisti e agli operatori del verde pubblico e privato.
Un equilibrio naturale da raggiungere
1. T.parvicornis rappresenta un’altra specie aliena che andrà ad occupare altre nicchie ecologiche del bacino del Mediterraneo. La speranza è che, prima di raggiungere una situazione di equilibrio naturale, non si arrivi alla morte di molte piante di Pinus L., come già avvenuto negli ultimi areali colonizzati, quelli dell’Arcipelago caraibico. Sicuramente, con l’indebolimento delle piante ospiti a causa di T. parvicornis ci dobbiamo aspettare anche maggiori attacchi di altri fitofagi dannosi al genere Pinus L., tipo scolitidi xilofagi: Tomicus (= Blastophagus) déstruens (Wolaston), detto comunemente blastofago distruttore dei pini, oppure Orthotomicus erosus (Wollaston), volgarmente chiamato ortotomico eroso, che già oggi portano alla morte di tantissimi pini.
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