Abbiamo letto con grande interesse ed apprezzamento, sulle pagine di Repubblica Napoli, la proposta del direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger di realizzare un nuovo Grand Tour, collegando in un circuito virtuoso le residenze borboniche, presenti in Campania: dalla Reggia di Capodimonte a quella di Caserta, dalla Reggia di Carditello al Palazzo Reale di Napoli alla Reggia di Portici. Una proposta culturale sull’esempio delle Ville Palladiane in Veneto, ma vogliamo ricordare anche i Castelli Federiciani in Puglia, per offrire al visitatore italiano e straniero una esperienza culturale completa del carattere unico con cui i Borbone disseminarono, nella nostra regione, tante dimore con diverse funzioni e come tutto ciò influenzò il nostro territorio. Proposta accolta e rilanciata, sulle pagine dello stesso quotidiano, dalla Direttrice della Reggia di Caserta Tiziana Maffei che invita a valorizzare nel circuito il rapporto tra le residenze borboniche ed il paesaggio campano.
Se la proposta di questa rete la interpretassimo nella sua forma più esaustiva, e volendo rispondere anche alle nuove esigenze di un turismo che cerca nel verde occasioni di benessere psicofisico, potremmo anche ragionare sul filo del verde e legare assieme tutti quei luoghi in cui l’elemento botanico ha caratterizzato boschi, parchi, giardini e siti produttivi di pertinenza dei palazzi borbonici.
Un circuito del verde – Green Royal Grand Tour – che potrebbe e dovrebbe abbracciare anche gli Orti Botanici di Napoli e Portici ma anche il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – MANN, con i tre giardini in cui camelie e bossi dialogano con reperti archeologici, tipologia di “arredo” che ritroviamo un po’ ovunque in tanto verde reale borbonico.
È indiscusso, infatti, il ruolo che i Borbone ebbero nel comporre l’attuale patrimonio arboreo del nostro territorio con l’introduzione in via sperimentale negli Orti Botanici campani – ricordiamo che il Giardino Inglese della Reggia di Caserta nasceva come orto botanico – di tante varietà esotiche che poi, mano a mano, venivano trasferite nelle proprie residenze, facendo diventare di moda alcune varietà, pensiamo alla camelia, messe a dimora in tantissimi giardini privati di famiglie aristocratiche campane.
Ed in attesa che si realizzi il Comitato, auspicato da Bellenger, per farsi promotore e realizzatore della definizione di questo nuovo Grand Tour, noi di Premio GreenCare proponiamo di realizzare subito una mappa cartacea in italiano ed inglese, disponibile e scaricabile anche online, da distribuire già a partire dall’autunno, e da presentare alle Borse del turismo internazionali, coronavirus permettendo, per attrarre quei visitatori che vogliano svolgere una visita completa del nostro patrimonio storico-artistico di matrice borbonica, esaltando in questo anche la presenza del verde con la sua straordinaria biodiversità.
Cedri del Libano, Auracarie, Sterlizie giganti, Alberi della Canfora e Magnolie, Platani orientali e Palme giganti del Cile: molti tra questi censiti nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia.
Un verde di origine borbonica preziosissimo, un museo green a cielo aperto, le cui collezioni, gli alberi, andrebbero segnalate e sottolineate con idonee didascalie. Auspichiamo che il nascente circuito delle dimore borboniche preveda soprattutto la rigenerazione della narrazione del verde storico per una nuova ecomuseologia che comprenda gli alberi come opere d’arte.
Ottime sia la proposta di Bellenger che la tua idea, cara Benedetta, di realizzare una mappa del verde storico della Campania: uno strumento utile per ampliare l’offerta turistico-culturale e sensibilizzare il più possibile alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio botanico!