“L’avvenire sarà nei boschi e nell’acqua, vicino a bestie amate e che ci amano: oppure non sarà”, scrive Anna Maria Ortese ne Le Piccole Persone, il libro che potremmo definire il suo testamento “green” in favore della natura e degli animali, che qui sono rappresentati come le piccole persone che la abitano. Più in generale la sua visione sul futuro dell’umanità.
Uscito per i tipi di Adelphi nel 2016, il libro ci consegna una inedita Ortese, tutta protesa a celebrare la vita nella sua forma massima quando, cioè, questa è accordata alla bellezza del creato.
Un invito all’ammirazione della vita che ci circonda ed a far nascere, da questa venerazione, la prassi dell’attenzione e della cura.
Non fa distinzione la Ortese tra l’uomo ed un fiore, o un cane. Ci invita a pensare alla vita come ad un unicum, in cui il benessere di ciascuno determina la felicità di tutti. “L’umanità si fa qui: e risiede nella giustizia e nell’amorosa cura e conservazione – da parte dell’uomo – di tutto il Pianeta e dei suoi umili figli”. L’uomo diviene così l’unico responsabile del futuro dell’universo ma è troppo impegnato a dissipare la grande bellezza del creato, in una conquista smodata di beni. Ma bisogna abbandonare il culto del denaro e volgere al culto della vita nella sua forma massima, cioè accanto al respiro anche del più piccolo vivente, come una piantina sul balcone di casa.
Molti dei testi raccolti in questo volume ci sono particolarmente cari perché provengono dal Fondo Anna Maria Ortese dell’Archivio di Stato di Napoli e sono quasi tutti inediti. Come inedita appare la Ortese ambientalista, animalista, ecologista per la quale “anche una stella è natura”.
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