Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.
di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta
Una pianta sacra dell’antica Roma lungo la “Via d’ Acqua”: il Viburnum tinus.
Lungo la Via d’Acqua del Parco della Reggia di Caserta, salendo verso la cascata, in questo periodo dell’anno, alcuni arbusti regalano una fioritura abbondante e duratura. E’ possibile ammirare già dall’inizio del mese di gennaio le infiorescenze dei viburni. Il viburno tino (Viburnum tinus) o lentaggine, come viene chiamato comunemente, è una specie mediterranea, il cui areale è limitato alle coste del Mediterraneo, nell’area dell’olivo.
Quando il mio sguardo si posa sulle infiorescenze, composte da piccoli fiorellini, dalle corolle bianche o rosa se devono ancora aprirsi, pregusto il momento in cui quelle infiorescenze diventeranno tanti minuscoli frutti, mangiati dai passeri del parco, di un colore insolito e cangiante, un blu metallico. Il viburno affiancato al lauro, e ad altri arbusti come lauroceraso, mirto, lentisco, fillirea, alaterno, corbezzolo, adorna molti giardini storici, posizionato vicino a statue o manufatti artistici.
Il nome Viburno deriva dal latino viere che significa legare o intrecciare perchè un tempo erano realizzate ceste o fruste con i suoi rami flessibili. Nei giardini romani il viburno era messo a dimora perchè pianta sacra e di buon augurio, come ci racconta una collega scomparsa alcuni anni fa, la biologa Annamaria Ciarallo, in “Flora Pompeiana Antica – Guida all’Orto Botanico” della Casa Editrice Electa.
Infatti, lo ritroviamo raffigurato a Pompei nel bellissimo affresco della “Casa del Bracciale d’Oro”, identificato proprio dalla Ciarallo nel 2006, grazie alle infiorescenze dalle corolle bianche, rosa ed ai frutti blu.
Anche il poeta romano Virgilio nel suo poema le Georgiche, incentrato sulle attività agricole, parla del viburno, e consiglia di piantare timo e viburno, piante che producono abbondante nettare, vicino agli alveari per attirare le api. Il viburno in natura è diffuso ai margini dei boschi di latifoglie, come quelli di leccio (Quercus ilex), molto comuni nella foresta mediterranea.
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