A conclusione della Giornata Nazionale degli Alberi una riflessione è d’obbligo.
Istituita come ricorrenza annuale per valorizzare l’importanza del patrimonio arboreo e ricordare il ruolo fondamentale ricoperto da boschi e foreste e dagli alberi in città. Tantissime sono state le iniziative promosse nei luoghi del sapere, come i nostri Orti Botanici di Napoli e Portici, nello svolgimento della terza missione affidata alle università, ma anche da associazioni impegnate in difesa dell’ambiente. Accanto a queste anche numerosi atti concreti volti alla riqualificazione del verde urbano ed alla valorizzazione degli spazi pubblici, come la messa a dimora di nuovi alberi in diversi punti della città.
Il senso della ricorrenza è sottolineato dall’articolo 1 della legge del 14 gennaio 2013 n.10 con la quale la Repubblica Italiana “riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”. Una sintesi perfetta del ruolo che gli alberi svolgono silenziosi da sempre. Prima venne l’albero e poi l’uomo. Gli alberi sono, infatti, tra gli esseri viventi più antichi del pianeta, come ci conferma il ritrovamento, ad opera di un gruppo di botanici svedesi, di un abete rosso, le cui radici risalgono a 9.550 anni fa.
Nel nostro paese l’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia censisce e protegge i nostri patriarchi verdi che così entrano a far parte di una speciale lista di “intoccabili”, aggiornata annualmente.
In base all’aggiornamento dello scorso maggio, in Italia si registrano 3.662 venerabili green, di questi solo 176 hanno le radici in Campania. Un po’ pochi: ad esempio la Lombardia ne ha 263. I patriarchi verdi campani sarebbero potuti essere 177 se una Palma gigante del Cile (Jubaea chilensis Johow), presente in elenco fino al 2020, alta più di 16 metri e con una circonferenza di 324 centimetri, età stimata 200 anni, aggredita dal punteruolo rosso, non fosse stata abbandonata, priva di cure e poi segata, dall’amministrazione uscente, lasciando nell’aiuola della Villa Comunale di Napoli, di fronte l’ingresso del nuovo Museo Darwin-Dohrn, la sua grande ceppaia, a tenere sempre vivo il nostro grande dolore.
Più fortunate le coeve del Real Bosco di Capodimonte che, con le dovute cure, sono ancora presso di noi, vive e vegete, è il caso di dire. Si evidenzia pertanto la necessità di una gestione del verde più efficiente, dotata di risorse economiche con cui attivare competenze e mezzi ma anche individuare percorsi virtuosi di collaborazione pubblico-civica.
Ed è oltremodo chiaro che il primo passo del nuovo corso, che in tanti auspichiamo, è il censimento del verde urbano, come ha annunciato il nuovo assessore al Verde Vincenzo Santagada nei primi giorni del suo insediamento. Napoli in tema di alberi registra, purtroppo, la morte di due persone: in ambito pubblico in via Aniello Falcone ed in area privata nei giardini dell’Università Federico II. Due disgrazie da iscriversi unicamente alla mancanza di monitoraggio delle grandi alberature, ma anche accadimenti che hanno modificato lo sguardo del cittadino verso gli alberi, percepiti non più come presenze che svolgono servizi ecosistemici ed ambientali, e dunque opportunità, ma come elementi di pericolo e di morte. D’altronde ciò è confermato dalla chiusura di parchi e giardini durante le allerte meteo.
Cambiamenti climatici con importanti fortunali che rendono ancora più urgente avere per ciascun albero una carta di identità e ciò anche per evitare interventi drastici dei Vigili del Fuoco sulle grandi alberature, al posto delle cure di agronomi e potatori specializzati. Le sfide ambientali, aggravate dalla crisi post pandemica, non lasciano possibilità di scelta: gli alberi hanno bisogno di un presente di cura per offrirci un futuro di armonia con la natura in città.
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