Manifesto del Terzo paesaggio è il primo libro tradotto in italiano di uno tra i più noti paesaggisti europei. Con l’espressione “Terzo paesaggio”, Gilles Clément indica tutti i “luoghi abbandonati dall’uomo”: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico… Sono spazi diversi per forma, dimensione e statuto, accomunati solo dall’assenza di ogni attività umana, ma che presi nel loro insieme sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica. Questo piccolo libro ne mostra i meccanismi evolutivi, le connessioni reciproche, l’importanza per il futuro del pianeta. È un’opera di grande densità teorica, che apre un campo di riflessione anche ad implicazioni politiche.
“Clément, agronomo, entomologo e paesaggista, lo mette a fuoco da questa prospettiva: “Se si smette di guadare il paesaggio come l’oggetto di un’attività umana subito si scopre (…) una quantità di spazi indecisi, privi di funzione”. E cos’è stato finora questo insieme di spazi senza ruolo se, fa notare Clément, fra questi “frammenti di paesaggio” non vi è alcuna “somiglianza di forma”? Tutto, si potrebbe rispondere, visto che il loro “punto in comune” è quello di costituire un “territorio di rifugio per la diversità” biologica”, Laura Mandolesi Ferrini per RaiNews.
Manifesto del Terzo paesaggio, Gilles Clèment, Quolibet, 112 pagine
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