Il verde è il bene collettivo per eccellenza. Se ne fruisce democraticamente e non necessita di strumenti culturali per essere goduto a pieno. E’ trasversale ad ogni età, sesso, nazionalità e provenienza sociale. Per godere del verde non bisogna aver conseguito qualche abilità speciale: il verde non richiede nulla. Si concede in maniera spontanea, naturale.
La gratuità e l’approccio spontaneo con cui possiamo godere del verde, lo rendono il bene collettivo su cui puntare per implementare il senso di appartenenza di una comunità. Per questo è importante che in ogni quartiere cittadino ci sia almeno una piccola porzione di verde in ordine dove poter sperimentare la reciproca conoscenza delle persone che vivono in zona, a cominciare dai bambini. E proprio in questi tempi duri dove l’altro non è solo visto come lo sconosciuto, ma addirittura come il nemico da cui difendersi, il verde con la sua dimensione di democratica accoglienza, può favorire l’alleggerimento di alcune dinamiche e ristabilire la reciproca fiducia l’uno dell’altro.
Il verde è un’opportunità anche sociale: è il luogo dove sperimentare nuove dimensioni umane. La possibilità per nuove relazioni. E’ il luogo dove lavorare ad un nuovo senso di comunità. Per questo oggi il verde assume una dimensione sacra: è una porzione di città sacra. E’ il grande terreno su cui una comunità può elaborare il suo futuro di pace, di condivisione, di accoglienza.
Ed è per questo che noi del Premio GreenCare lavoriamo tenacemente sul tema del verde urbano: consideriamo ogni porzione di verde urbano un seme di fiducia nell’umanità e nel suo futuro democratico.
Benedetta de Falco
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