Affacciato a strapiombo sull’azzurro delle marine di Minori e Maiori, incastonato come uno smeraldo nella roccia argentata della Costiera Amalfitana, ma proteso come la prora di una nave che prende il largo, il giardino di Villa Rufolo a Ravello non smette di incantare visitatori italiani e stranieri da quando i Rufolo lo vollero, nel tredicesimo secolo, a coronamento del loro imponente castello moresco.
Un giardino in stile arabo, sviluppato inizialmente su due livelli, con un impianto spettacolare, il mare su tre lati, tale da sorprendere continuamente il visitatore.
Effetti emozionanti sin dall’ingresso: un viale alberato, pergolati, fontane, piccoli chiostri, come in un’Alhambra in miniatura che, in letteratura, accolse la “lieta brigata” del Decamerone di Giovanni Boccaccio e in musica stregò Richard Wagner. Visitandolo il compositore tedesco ebbe la stordente percezione che fosse l’esatta scenografia del giardino, pieno di delizie, che aveva immaginato per il Parsifal.
Dai Rufolo a Wagner il giardino aveva conosciuto la stagione felice dello scozzese Sir Francis Nevile Reid, esperto d’arte e di botanica, filantropo, che nell’Ottocento aveva acquistato la villa in rovina con l’impianto arboreo molto compromesso. Aveva scelto di farlo diventare un giardino spettacolare, rispettoso della sua memoria storica ma anche pieno d’innovazioni e sperimentazioni.
Così la macchia mediterranea, elemento naturale del paesaggio amalfitano, venne corroborata da piante “straniere”, a volte rarissime, raccolte in tutta Europa, spesso riluttanti ad acclimatarsi in quel giardino così esposto ai venti ricchi di salsedine. Ma l’ostinazione di Reid prevalse e la caparbietà fece attecchire, con la preziosa collaborazione del giardiniere Luigi Cicalese, piante esotiche accanto a specie locali, in un dialogo che non smette: la rappresentazione, in un giardino, di quel carattere internazionale che Ravello si è guadagnata via via nel tempo. Dal Grand Tour ad oggi, con “Ravello Costa d’Amalfi” candidata a “Capitale italiana della Cultura 2020”.
Un giardino come un piccolo mondo concluso in cui fioriscono tantissime varietà di rose, soprattutto quella di Dijon, mentre non vi è più traccia della rosa “Bella Napoli”, scomparsa con una celebre alluvione che interessò tutta l’area. Le architetture del luogo – torri, archi, colonne, scale, terrazze – vengono assecondate dalla vegetazione: alberi, arbusti, piante da fiore e da frutto. Il visitatore è condotto alla scoperta di un luogo unico e romantico che restituisce la sensazione di essere in un paradiso terrestre, oggi affidato alle cure della Fondazione Ravello.
Nel giardino, d’estate, può capitare di ascoltare un concerto classico di un’orchestra di respiro internazionale.
Sul palco sospeso sul mare, si svolge da 65 anni una rassegna di musica colta dedicata a Wagner, ma anche di danza e nuove tendenze: il Ravello Festival.
Gore Vidal, che aveva eletto questi luoghi a buen ritiro fino al 2006, amava frequentarlo. Nel giardino di Villa Rufolo era fiorita questa suggestiva immagine: “quando l’orchestra suona Wagner, la luna piena si alza dalle montagne i cui contorni ricordano un drago con la testa dolcemente reclinata sulla spiaggia, verso est, mentre gli uccellini di Ravello, musicalmente bene istruiti dopo tutti questi anni, fanno il contrappunto dall’alto dei pini scuri”. Vi auguro di trovarvi almeno una volta nella vita in questo incanto.
Benedetta de Falco
Per saperne di più www.villarufolo.it – www.ravellofestival.com
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